La maggiore propensione al bilinguismo da parte dei bambini piccoli dipende dal fatto che nel loro cervello la stessa area della corteccia (quella del linguaggio, situata nella regione fronto-parietale dell’emisfero sinistro) si attiva per entrambe le lingue.
Nei ragazzi che apprendono tardivamente – dopo i 15-20 anni – una seconda lingua, si attivano invece due diverse regioni, ognuna delle quali deve prendersi carico dell’una o dell’altra lingua.
Ecco perché più tardi si inizia ad apprendere una lingua più difficile diventa acquisirne correttamente i suoni.
Bilinguismo già dalla pancia della mamma
Il feto ascolta le parole pronunciate dalla madre, che vengono trasmesse attraverso la parete uterina.
Gli studi delle neuroscienze dimostrano che appena nato, il bambino reagisce selettivamente alle parole pronunciate dalla mamma piuttosto che a quelle pronunciate da un’altra voce femminile.
Se il feto è stato esposto a due lingue diverse, sarà in grado di differenziarle alla nascita a condizione che siano molto diverse.
Come può succedere per l’inglese e l’italiano.
Se invece le due lingue si assomigliano molto, come l’italiano e lo spagnolo, il lattante sarà in grado di distinguerle più tardi, intorno ai 4-5 mesi di età, sia nel caso in cui i due genitori parlino una sola lingua, sia nel caso del bilinguismo.
Il cervello dei lattanti e dei bambini piccoli è estremamente plastico e non ha difficoltà a manipolare due lingue diverse e, se esposto a suoni differenti, come avviene nel bilinguismo, li assorbe con facilità (anche se l’apprendimento delle regole grammaticali si verifica più tardi, con la progressiva maturazione della corteccia frontale).
Apprendere simultaneamente
Quando si tratta di apprendere due lingue simultaneamente, il bambino è facilitato se ognuno dei due genitori (di lingua diversa) parla la propria lingua.
Questo perché è più semplice mappare separatamente due insiemi di fonemi (le unità linguistiche come /t/ e /d/) e separarli dal punto di vista percettivo.
Siccome i maschi e le femmine parlano con frequenze diverse, la separazione dei fonemi risulta più facile nel caso in cui sia possibile attribuire quelli di una lingua al padre – per esempio un padre italiano la cui voce è caratterizzata da frequenze più basse –, e quelli di un’altra lingua alla madre – per esempio inglese – dalla voce più acuta rispetto a quella maschile.
Va precisato che i bambini bilingui, all’inizio, possono manifestare un piccolo ritardo linguistico, ma in seguito si mettono facilmente in pari con gli altri bimbi.
Inoltre, l’esercizio precoce del bilinguismo si ripercuote positivamente sulla cosiddetta “riserva cognitiva”, vale a dire su una maggiore capacità del cervello che si estende sino all’età adulta e alla vecchiaia. Per questo imparare bene una seconda lingua ha, alla lontana, un effetto protettivo sul decadimento cerebrale senile.
Fonte UPPA
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.