È la vigilia di Natale e il vecchio, misero e avarissimo Scrooge concede, in modo molto riluttante, la giornata successiva libera al proprio impiegato: il Natale non è altro che un giorno rubato al lavoro secondo questo calcolatore, una follia per sciocchi che non capiscono le cose che contano. Per le stesse ragioni, Scrooge caccia via in mal modo i gentiluomini venuti a chiedergli un contributo per le opere di carità e tratta molto male persino il cordiale nipote Fred che, sapendolo solo, è venuto a invitarlo a cena a casa propria.
La sera della vigilia di Natale lo spirito del suo defunto socio Marley viene a trovarlo, raccontandogli che la sua vita ultraterrena non è affatto piacevole, a causa della sua condotta quando era vivo, che è simile a quella di Scrooge.
Quella di Marley non è certo una apparizione tragica come quella del fantasma del padre di Amleto, ma assolve pienamente il proprio compito: annunciare i tre spiriti successivi che si presenteranno uno dopo l’altro, che invece colpiranno profondamente Scrooge, mostrandogli tutto quello che ha perso in vita, tutto quello che ha amato e lasciato andare.
Il primo spirito, quello dei Natali passati, fa rivivere a Scrooge momenti importanti del suo passato: le sofferenze di quando era bambino, che hanno determinato la sua durezza e l’errore della sua vita, ovvero l’aver permesso che la sua promessa sposa lo lasciasse a causa del già manifesto ed eccessivo attaccamento al denaro.
Il secondo spirito, quello dei Natali presenti, mostra a Scrooge come gli altri siano felici, pur nella povertà e festeggino i Natali in compagnia. Scrooge mostra i primi segni di pentimento.
Il terzo spirito, quello dei Natali che devono ancora venire, mostra a Scrooge alcune scene del suo funerale e la morte del piccolo Tim, figlio di Tom, il commesso di Scrooge. Scrooge, scosso e sinceramente impietosito, capisce che se non cambierà il suo modo di agire il futuro che lo spirito gli ha mostrato si realizzerà, se invece inizierà a comportarsi rettamente, il suo futuro cambierà, e il piccolo Tim non morirà.
Da questo momento Scrooge sorriderà alle persone, concederà un aumento a Bob e aiuterà chi ha bisogno.
Un piccolo capolavoro, tra le cui pagine è racchiusa la magia del giorno di Natale, la gioia del dare anziché del ricevere e, dunque, della condivisione.
È un racconto che Charls Dickens ha scritto nel 1848, la cui attualità è però spaventosa: avarizia, aridità, egoismo, sono temi che nel 2010 ben conosciamo.
Canto di Natale appartiene al ciclo di racconti intitolato Libri di Natale che Dickens compose in occasione delle feste natalizie. I racconti, destinati ad uscire annualmente, sono: Le Campane, Il Grillo del focolare, La lotta per la vita, Lo Stregato e, naturalmente, il più famoso di tutti, Canto di Natale o Cantico di Natale,
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