Forse non tutti sanno che il gioco del cucù è estremamente importante per i bambini di pochi mesi. Può sembrare un semplice rito che si tramanda di generazione in generazione e che non ha altro significato se non quello di giocare con smorfiette e gridolini con il proprio bambino.
Invece il gioco del cucù e un vero e proprio allenamento per il piccolo. E’ un allenamento a veder scomparire la mamma.
Quando il piccolo inizia a rendersi conto di non essere affatto un unico inscindibile essere con la mamma e che lei non è parte di sé, ma una persona diversa da lui che può anche sparire, cresce in lui una sensazione di angoscia e di ansia che lo porta a piangere e a disperarsi quando la mamma non c’è oppure quando si allontana da lui.
La sua disperazione nasce dal fatto che lui non sa che la mamma esiste anche se lui non la vede. Deve impararlo e a questo serve il gioco del cucù.
La mamma è lì con lui e gli sorride e gli parla, poi si copre il viso con le mani e dice CUCU; è sparita. Che angoscia.
Ma poi riappare e con un sorriso gli dice SETTETE. Che gioia!!
Il gioco del cucù è universale e in inglese si dice Peekaboo.
Ecco una delle filastrocche di Helen Doron
One, two, Three Peekaboo!
One, two, three,
Go, goo, goo!
One, two, three,
Doo, doo, dee
One, two, three,
Mi, mi, mi, mi, mee!
Ormai con il nano, che ha perfettamente capito che non sparisco affatto e che è passato alla fase avanzata del gioco del cucù e cioè al nascondino (si ferma immobile come una statua al centro della stanza e crede che così io non lo veda, oppure si nasconde dietro il muretto con la manina bene in vista), l’italico Cucù è stato sostituito dall’anglosassone Peekaboo.
Un altro modo per acquisire familiarità con un’altra lingua attraverso consuetudini e riti universali.
Immagini tratte da Flickr.com
Anche io lo chiamo il nano…ihihih
E le prime volte…”ma che diamine vorrà dire questo ‘Peekaboo'”?