E’ giovedì sera, è appena finita la lezione di inglese… mouth, knees, toes… Tante belle parole, nuove, musicali, ma quando Andrea inizierà a pronunciarle se ha sempre il ‘totto’ (succhiotto, ndr) in bocca?
Sarebbe meglio che durante la lezione lo togliesse, sarebbe più stimolato a parlare…
Ma come spiegargli che il ciuccio lo può tenere solo in alcuni momenti della giornata? Già, perché anche all’asilo ora mi chiedono di farglielo lasciare…
La testa mi dice che è già grande e che ce la può fare, la pancia che ne ha troppo bisogno, che per lui è ancora presto…
Che dilemma! O forse no, forse basta introdurre delle semplici regole… Ma funzioneranno? Decido di mettere a tacere la parte ‘chioccia’ e di rivolgermi alla parte ‘psi’… In fondo io so bene che, pur avendo poco più di due anni, è già in grado di comprendere e mettere in atto delle semplici regole…
Dal venerdì al mercoledì successivo accompagno ogni nostro ascolto serale del CD del corso di inglese alla frase “Durante la lezione di English…noooo il totto!” con l’indice della mano destra che traccia archi nell’aria ed Andrea che mi guarda perplesso…
Sempre meno perplesso però, con il passare dei giorni, giorni in cui gli spiego con linguaggio semplice e con molta fermezza che il totto non gli permette di parlare e di cantare con gli amichetti, tanto che alla frase fatidica inizia a rispondermi “…totto no!”.
E’ il D-Day, giovedì, e stiamo per entrare nella stanza del corso. Chiedo ad Andrea il ciuccio e lui me lo consegna senza fiatare, per poi domandarmelo di nuovo all’uscita…
Io lo elogio, gli dico che è stato bravissimo, gli comunico con entusiasmo che lui ora è grande…
Sono molto orgogliosa di lui, e anche di me…
Ma un pensiero continua ad attraversarmi la mente:
ACCIDENTI, E’ GIA’ GRANDE!!! (continua…)
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.